Cos'altro potrei scrivere,
Non ne ho il diritto...
Cos'altro potrei essere,
Tutte le scuse...

domenica 30 gennaio 2011

oltre i cento passi

camminare per strada, ricoperti dal rumore di fischietti e grida e musica sparata ad alto volume dalle casse di un impianto stereo montato alla meno peggio sopra il cassone di un furgone, mentre fumi e cerchi di capire.
parlare con chiunque ti si avvicini, e tutti ti sembrano cordiali, e tutti a sentirli hanno ragione, hanno le loro ragioni, che in qualche modo ti sembra convivano anche nella tua testa.
poi qualcuno accanto a te ti distoglie da discussioni infinite trascinandoti in un vicolo dove fanno una pizza al taglio da urlo, una giusta distrazione, la mattina sarà ancora lunga.
ragionare sopra ad un evento, che non è singolo e solitario, ma inserito in un contesto globale di una nazione, di un continente, le cui conseguenze ricadono su spalle troppo strette per riuscire a sopportarne il peso.
forse si è fatta troppa demagogia negli ultimi tempi sul motivo per cui venerdi 28 gennaio io camminavo, parlavo e ragionavo assieme ad un migliaio di persone per le vie di una città, ma troppi ingranaggi non girano bene, troppe ombre ristagnano nel cuore di tante persone che, anche se quel giorno erano al lavoro, hanno paura.
paura di un futuro imminente e difficilmente governabile, paura di una rappresentanza politica inesistente, da ambo le parti, paura di non riuscire più nel loro pensiero, distinguere il falso dal vero.
le stesse paure che mi hanno spinto a scendere in piazza a chiedere risposte, a cercare di capire che cosa realmente ci stia portando questa globalizzazione, e che cosa invece ci vogliono imporre con la scusa di essa.
vorrei capire se è giusto salvaguardare il singolo, o è giusto cambiare una società che il singolo lo ha abbandonato.
vorrei capire, mentre divido il pane con chi ho al fianco e bevo un bicchiere di vino, se è giusto adeguarsi, ottenendo il massimo profitto, a regole imposte e di discutibile morale, o è giusto incazzarsi e pretendere una ridiscussione di tanti valori che sono entrati nelle nostre case senza aver avuto il tempo di capirli.
ancora adesso che scrivo non sò dove stia la verità, la giustizia e la morale.
se lo sapessi punterei il dito contro qualcuno o qualcosa e sarebbe tutto più facile.
a sentirli parlare, ognuno ha ragione.
sul caso Fiat, sulla globalizzazione, sulle puttane di Berlusconi, sulla libertà di stampa, sui diritti e sui doveri.
ma nel concreto ci sono io, come milioni di persone, che vorrei capire, vorrei potermi esprimere, vorrei non dovermi vergognare, vorrei lavorare producendo ricchezza per il mio paese e per la mia famiglia, vorrei non dover guardare con sospetto ai lavoratori extracomunitari, per paura che mi portino via il lavoro, ai giudici che fanno il loro lavoro, per paura che siano strumentalizzati dalla politica, ai giornali che leggo, per paura che siano troppo di parte.
vorrei non avere paura di essere un cittadino italiano, credente ma non cattolico,favorevole alla multietnicità ma non alla sottomissione, libero ma non imbecille.
e quindi continuo a camminare, a parlare e a ragionare, portandomi ben oltre quei famosi cento passi che costarono la vita a peppino, ma che non bastarono a cambiare le cose...

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